La vitamina D luci ed ombre di una vitamina sempre più
adoperata
Dott. PierGiulio Rossini
Cenni storici:
Noto sin dall’antichità , ma confuso con altre osteodistrofie ,il rachitismo venne individuato e
descritto da medici inglesi nel corso degli anni 1645-1650 .
Nel XIX secolo, è molto frequente nell’ Europa occidentale e centrale come pure nell’america del
nord e colpisce più dell’80% dei bambini delle classi più povere nelle città industriali come Glasgow,
Londra e New York .
Nel 1782 un medico inglese, Dale – Percival, individua il potere antirachitico dell’olio di fegato di
merluzzo.Circa 100 anni dopo , nel suo manuale di terapia medica (1865) , il medico francese
A.Trosseau , lo raccomanda come trattamento del rachitismo. Capisce anche l’importanza dei raggi
solari ed identifica l’osteomalacia come la forma adulta del rachitismo. Il ruolo preventivo dei raggi
solari è chiarito nel 1890 , ma bisogna attendere il 1919 perchè sia stabilito l’effetto curativo dei
raggi ultravioletti.
Nel 1921 , E. Mellanby riproduce sperimentalmente il rachitismo nei cuccioli con una dieta molto
povera di grassi e li guarisce con la somministrazione di olio di fegato di merluzzo . Avanza l’idea di
un fattore nutrizionale liposolubile che confonde con la vitamina A.
L’anno successivo E.V.Mc Collum dimostra l’esistenza di una nuova vitamina , diversa dalla vitamina
A ed attiva sul metabolismo delle ossa . La chiama vitamina D.
Nel 1924-1925 , diversi ricercatori mettono in evidenza l’esistenza di un’altra vitamina D , prodotta
a livello della pelle sotto l’azione dei raggi ultravioletti.
Nel 1932 e nel 1936 queste due vitamine vengono isolate e la loro struttura sterolica viene definita
, ma il meccanismo d’azione verrà capito solo trenta anni più tardi.
La sintesi del 7- deidrocolesterolo (provitamina D cutanea ) viene realizzata nel 1935 e quella della
vitamina D nel 1959.
Nel 1964 D Norman scopre l’esistenza di tre metaboliti della vitamina D che possiedono anche essi
un attività anti rachitica . Nel 1971, stabilisce la struttura del calcitriolo. La sintesi di questi derivati
, rispettivamente nel fegato e nei reni ,ed il loro ruolo nel meccanismo di regolazione fosfstocalcica
vengono progressivamente chiariti.nel 1973 e nel 1978 vengono descritti due errori congeniti del
metabolismo che provocano un rachitismo vitamina D resistente.
Dal 1980 vengono scoperti dei recettori di derivati idrossilati della vitamina D nelle cellole di
parecchi organi il che apre la via ricerche in settori molto diversi :oncologia , dermatologia ,
immunologia.
Inoltre proseguono ricerche , in particolare per prevenire le fratture del collo del femore nelle
persone anziane. (1)
Dove si trova e come il nostro corpo la sintetizza
La vitamina D 3 è quella presente in maggior quantità nell’organismo umano e viene sintetizzata
nella cute, per azione dei raggi ultravioletti della luce solare, dal 7 – deidrocolesterolo . Può essere
introdotta con la dieta essendo presente in prodotti di origine animale, soprattutto nell’olio di
fegato di pesce (tonno e merluzzo in particolare) associata alla vitamina A; in piccole quantità si
trova nel latte, nei formaggi, nel burro, nel tuorlo dell’uovo .
L’atra forma di vitamina la D2 , è contenuta invece in alimenti di origine vegetale e presenta una
struttura simile a quella del colecalciferolo.
La vitamina D
Si stima che circa 1 miliardo di persone in tutto il mondo abbia bassi livelli di vitamina D.
La carenza di vitamina D determina conseguenze negative di questa condizione: fragilità ossea,
basse difese immunitarie, debolezza muscolare, depressione e aumentato rischio di mortalità e
varie malattie.
Sul fronte opposto, anche l’assunzione di dosi estremamente elevate di vitamina D per lunghi
periodi di tempo può portare ad eccessi e problemi di salute.
L’eccesso di vitamina D può produrre sintomi come perdita di peso, scarso appetito,
stitichezza e irregolarità cardiache. L’ipervitaminosi D può anche condurre a un
aumento esagerato dei livelli di calcio nel sangue, causando gravi danni legati alla
calcificazione di organi come i reni.
Eccessi di vitamine:
Quali sono pericolose
In generale, l’assunzione eccessiva di una qualsiasi vitamina può causare seri problemi di salute. I
medici chiamano questa condizione ipervitaminosi o tossicità vitaminica.
Nel 2018, le vitamine sono state responsabili di 58.862 esposizioni tossiche negli Stati
Uniti, 41.581 delle quali hanno coinvolto bambini di età pari o inferiore ai 5 anni 2.
Ricordiamo brevemente che le 13 vitamine conosciute sono divise in 2 categorie: liposolubili e
idrosolubili (3).
Le vitamine liposolubili comprendono:
• Vitamina A;
• Vitamina D;
• Vitamina E;
• Vitamina K.
Le vitamine idrosolubili includono:
• Vitamina C (acido ascorbico);
• Vitamina B1 (tiamina);
• Vitamina B2 (riboflavina);
• Vitamina B3 (niacina);
• Vitamina B5 (acido pantotenico);
• Vitamina B6 (piridossina);
• Vitamina B7 (biotina);
• Vitamina B9 (folato);
• Vitamina B12 (cobalamina).
Poiché gli eccessi di vitamine idrosolubili vengono agevolmente escreti attraverso l’urina, è meno
probabile che causino problemi di ipervitaminosi.
Al contrario, le vitamine liposolubili sono facilmente immagazzinate nei tessuti del corpo 2.
Pertanto, gli eccessi hanno maggiori probabilità di portare a problemi di salute.
Ipervitaminosi | Troppe Vitamine Fanno Male? Effetti Collaterali
Quando è Troppa
L’eccesso di vitamina D è una condizione rara, mentre le carenze risultano estremamente diffuse,
soprattutto negli anziani.
Ad esempio, è stato stimato che il 76% delle donne italiane di età superiore a 70 anni presenta una
grave carenza di vitamina D (< 12 ng/ml) alla fine dell’inverno 10.
Più in generale, è stato stimato che dal 20 all’80% delle persone negli Stati Uniti, Canada, Messico,
Europa, Medio Oriente e Asia presentano una carenza di vitamina D.
L’eccesso di vitamina D deriva generalmente da un’eccessiva assunzione di farmaci o integratori a
base di questa vitamina.
Secondo uno studio su 20.000 persone, soltanto 37 mostravano livelli ematici eccessivi
di 25(OH)D e soltanto una mostrava una vera intossicazione (2).
Dosi di 1000 mcg (40 000 unità)/die di vitamina D causano tossicità entro 1-4 mesi nei lattanti. Negli
adulti, un apporto di 1250 mcg (50 000 unità)/die per molti mesi può avere effetti tossici
Eccessi Alimentari
La tossicità da vitamina D è una condizione estremamente rara, che praticamente non esiste in
natura.
Le fonti alimentari di vitamina D sono molto rare e, a parte i pesci grassi, esistono pochi alimenti
ricchi di vitamina D.
Pertanto, l’eccesso alimentare di vitamina D è praticamente inesistente; per raggiungere dosaggi
pericolosi, una persona dovrebbe ad esempio mangiare più 1kg di salmone ogni giorno per lunghi
periodi.
Un caso particolare è l’uso di olio di fegato di merluzzo, che risulta ricchissimo di vitamina A e
vitamina D.
Assumerne più di un cucchiaio al giorno può dare problemi di ipervitaminosi A, mentre il rischio di
tossicità da eccesso di vitamina D diviene concreto soltanto ad assunzioni superiori a 40 ml/die.
Eccessi da Esposizione Solare
Come sappiamo, la nostra pelle può sintetizzare la vitamina D quando viene esposta a una dose
sufficiente di raggi solari UVB.
Tuttavia, l’eccessiva esposizione al sole non sembra provocare tossicità da vitamina D.
Il motivo è che un’eccessiva esposizione alla luce del sole dà origine a varie forme non vitaminiche,
che limitano la formazione della vitamina D3 5.
Tuttavia, l’uso frequente di lampade solari, che forniscono radiazioni UVB artificiali, ha dimostrato
di poter portare a livelli di 25(OH)D ben superiori alla soglia di tossicità .
Eccessi da Farmaci e Integratori
L’ipervitaminosi D è quasi sempre causata dall’eccessiva assunzione di farmaci o integratori.
Tale eccesso può derivare da:
• errori di prescrizione medica;
• errori del paziente;
• ingestione involontaria da parte di bambini;
• contenuto di vitamina D superiore a quello dichiarato in etichetta.
Riguardo all’ultimo punto, diversi casi di intossicazione sono stati causati da integratori che
contenevano quantità di vitamina D da 100 a 4.000 volte superiori a quelle indicate sulla confezione
(4, 5, 6.).
Ciò può essere dovuto a errori di produzione, dato che gli apporti di vitamina D sono molto bassi
(nell’ordine dei millesimi di grammo), per cui è necessario eseguire le opportune diluizioni.
Bibliografia:
1) Les Vitamines – J. Le Grusse, B. Watier -Donnèes biochimiques, Nutritineelles et
cliniques (2 ed. 1995)
2) Changing Incidence of Serum 25-Hydroxyvitamin D Values Above 50 ng/mL: A 10-Year
Population-Based Study – Daniel V Dudenkov , Barbara P Yawn , Sara S Oberhelman , Philip
R Fischer , Ravinder J Singh , Stephen S Cha , Julie A Maxson , Stephanie M Quigg , Tom D
Thacher – Mayo clin. Proc. Maggio 2015
3) Fat- Solubile Vitamins: Clinical Indications And Current Challengers For Chromatographic
Measurement – Ali A. Albahrani, Ronda F. Greaves Clin Biocxhem Rev febbraio 2016
4) Life – threatening complications of vitamin D intoxication due to over the counter
supplements.- Sara Kaptein , Arne J Risselada, E Christiaan Boerma, Peter H M Egbers
-Clin Toxicol (Phil) Giugno 2010
5) Dietary supplement -induced vitamin D intoxication – Karl C. Klontz , David W. Acheson- N
Engl J Med – Luglio 2007
6) Vitamin D intoxication due to an erroneously manufactured dietary supplement in seven
children – Cengiz Kara, Figen Gunindi , Ala Ustyol, Murat Aydin – Pediatrics Gennaio 2014