LA DERMOCOSMESI NELL’ANTICHITA’ CLASSICA
LA DERMOCOSMESI NELL’ANTICHITA’ CLASSICA

LA DERMOCOSMESI NELL ‘ ANTICHITA’ CLASSICA
La parola cosmetico deriva dal greco kosmein che significa
adornare e kosmos che vuol dire ordine . La storia del
prodotto cosmetico si perde nella notte dei tempi , volendo
esaminare nello specifico i popoli greco e latino si noti come
la disciplina della cosmesi sia considerata piuttosto un ‘ arte
vera e propria . La Grecia , nel periodo che va dal sesto al
quinto sec. a. C. vede consolidarsi nell’ ambito del proprio
popolo il culto e l’ abitudine ad usare il trucco .
Le donne greche impiegavano il piombo bianco ed il solfuro
mercurico come abituali pigmenti . Per profumare e tonificare
i propri muscoli gli uomini dell’ antica Grecia impiegavano
olii ed unguenti profumati , tra cui l’olio di palma per le
gambe e la menta per le braccia . Prendeva sempre più piede
infatti una disciplina medico-pratica denominata : “iatroleptia”
che consisteva appunto nel risanare corpo e spirito
applicando ad es. la Maggiorana e l’olio delle foglie di vite
sugli arti ed i capelli .Colui che più di altri si impegnò in
quell’epoca a studiare i prodotti dermocosmetici fu
Dioscoride mediante la sua “MATERIA MEDICA”
soottolineando in particolar modo l’ uso degli olii essenziali
estratti mediante il processo della distillazione . Maestri
d’arte farmacologica furono pure Esculapio ed Orfeo , il primo
introducendo il concetto di somministrazione del farmaco per
via orale . Anche Pitagora è degno di menzione anche se il
vero “padre” della medicina greca è da considerarsi Ippocrate .
Fu così che la kosmein greca ebbe a svilupparsi sotto i
migliori presupposti in quanto divulgata tramite gli scritti di
questi “giganti” della medicina .
Nell’ antica Grecia esistevano le cosiddette “Iatria” che
sostanzialmente rappresentavano l’attuale farmacia dove si
conservavano i medicamenti catalogati per generi terapeutici .
I farmaci antichi erano pressochè costituiti dalle piante
medicamentose , tra cui troviamo : l’ Elleboro , la Scammonea i
decotti ed unguenti di ogni origine ed impiego . Nelle Iatria
racconta Aristofane , c’era il passaggio di politicanti e di
sfaccendati . Se Dioscoride ha rappresentato un ponte virtuale
tra la Grecia e Roma , Plinio il Vecchio è stato colui il quale
ha dato il contributo più imponente riferito alla
dermocosmesi romana con la sua monumentale NATURALIS
HISTORIA . Questo testo , in gran parte oggi perduto
rappresenta una fonte sicura per quanto riguarda discipline
come botanica, farmacologia e cosmesi antica . Plinio il
Vecchio chiaramente ispirato ai medici praticanti a Roma , tra
cui Asclepiade , Temisone Musa e Galeno , descrisse il metodo
di estrazione dell’Oppio e dell’Olio di Ricino . Plinio descrisse
inoltre l’uso dell’olio di Henna impiegato dalle donne romane
per tingere i capelli e dell’ “unguento heliocallis” usato come
linimento per abbellire la pelle . Sempre per ammorbidire ed
abbellire la cute era anche conosciuto l’impiego del latte
d’asina che sembrava fosse un rimedio contro le rughe .
L’antica Roma vedeva inoltre l’uso di veri e propri fondotinta
, i cosiddetti splenia alternato talvolta all’uso del grasso d’oca
mescolato al midollo di cervo alla resina ed alla calce .Per
“dipingere” le labbra si usava un rossetto che pare fosse
costituito da solfuro rosso di mercurio ; mentre per
accentuare le ciglia si impiegavano delle sostanze carboniose
miscelate a sali ammoniacali . Sembra però che il cosmetico
più usato fosse la “cerussa” che era una crema a base di
“biacca” ( carbonato di piombo ) .

In antichità era già nota la tossicità del carbonato di piombo,
ma non si pensava fosse nocivo per via transcutanea ,
sostanza oggi vietata nella composizione dei cosmetici .
Le materie prime anticamente più adoperate come costituenti
dei cosmetici , erano : Il borace , la salvia per l’ igiene orale, il sublimato d’ argento , l’ allume , il minio e lo zafferano
nella composizione dei rossetti , la chiara d’ uovo , il limone
e l’ aceto verosimilmente quest’ ultimo impiegato come
conservante . Atene e Roma , nei sec . V e VI a. C. videro
il rapido svilupparsi di una concezione nuova del bello
volendo ricercarlo piuttosto in belletti ed artifizi , sia pur
rudimentali , che potessero star dietro allo sfarzo della Roma
imperiale ed al senso di “armonico” dell’ antica Grecia .

Dott. Filippo d’Alfonso