Il farmacista prescrittore e l’aderenza terapeutica.
Intervista al Dr. Björn Kersting (PhD) Gesundheitsökonom.
A cura del dott. Giovanni Scancariello
Il Dr. Björn Kersting è dottore in economia sanitaria, Coach e Farmacista. È titolare della Alpha Salestraining KLG che si occupa di strategie di vendita, corsi di formazione e di comunicazione.
È consulente della federazione degli ordini dei farmacisti tedeschi e ha collaborato con il Prof. Herzog e il Prof. Matusziewicz.
Il suo principale obiettivo è fare in modo che la professione di farmacista sia indispensabile e imprescindibile per il servizio sanitario nazionale e che mantenga la sua autorevolezza e prestigio nel futuro.
È autore del libro „Abbiamo bisogno ancora della farmacia?“ che definisce la professione di farmacista e le sue funzioni.
In Italia si sta discutendo sulla possibilità di dare il via libera al „Farmacista prescrittore“ con l‘obiettivo di diminuire la pressione sui MMG (medici di medicina generale) e per far in modo che in tal senso il SSN ne possa approfittare. Che ne pensa?
(In Svizzera ndr.) il legislatore voleva rendere più semplice per i farmacisti la dispensazione dei farmaci soggetti a prescrizione. Fino al 1° gennaio 2019 i farmaci soggetti a prescrizione medica potevano essere dispensati di norma solo da un medico se era disponibile una prescrizione medica.
All’inizio la lista delle patologie e dei farmaci era molto amplia. Si è partiti abbastanza rilassati. Con gli anni, tuttavia, la lista dei farmaci dispensabili è diminuita a causa delle cosiddette „redflags“ ovvero i casi in cui il farmacista non se la sente di dispensare il farmaco senza una consultazione medica.
PharmaSuisse, la federazione degli ordini dei farmacisti svizzeri, ora dispone addirittura di linee guida di consulenza e alberi decisionali per determinate indicazioni, in cui sono integrati i segnali d’allarme che richiedono obbligatoria la visita di un medico.
Il servizio funziona ed è oggi una realtà affermata soprattutto nei cantoni tedeschi. Bisogna comunque valutare con il tempo la sua efficacia controllando se i farmacisti si sentono sicuri della loro responsabilità in tal senso.
Come funziona il servizio nell’atto pratico?
Il paziente si presenta in farmacia con un sintomo o una richiesta precisa di un prodotto. Il farmacista decide, se nessun OTC da solo è sufficiente, di offrire ulteriori chiarimenti e un colloquio separato, per i quali il paziente deve naturalmente pagare da sé. Se il paziente è d’accordo, si ha un incontro separato in una stanza a parte come avviene dal medico e tutto viene chiarito nei dettagli.
Se qualcuno si presenta in farmacia con un’infezione alla vescica, esistono delle linee guida e senza RedFlag il farmacista può decidere se dispensare un antibiotico.
Inoltre, cosa molto interessante, i farmacisti posso dispensare medicinali per la prosecuzione della terapia a lungo termine anche senza prescrizione medica per un anno dopo la prima prescrizione medica. Viene utilizzato principalmente per trattare le malattie croniche.
La formazione accademica del farmacista è sufficiente per esercitare di diritto il „farmacista prescrittore“?
A mio parere si. Bisogna tuttavia considerare che in Svizzera dopo la laurea magistrale il laureato se vuole lavorare come direttore responsabile deve studiare altri due anni per diventare „Fachapotheker“ (FPH) ovvero „farmacista specializzato“.
In questi due anni di studio il laureato apprende nozioni di economia sanitaria, economia aziendale, farmacologia clinica e intelligenza emozionale utili al corretto svolgimento della funzione di responsabile della farmacia.
Tuttavia le competenze acquisite nei cinque anni di studio rimangono sufficienti per svolgere questo servizio.
Bisogna in tal senso considerare che i colleghi che hanno studiato 30 anni fa hanno avuti piani di studio diversi rispetti a quelli che studiano adesso.
Quindi cosa pensa dei nostri piani di studio universitari, andrebbero modificati?
A tal senso in parte si, perché ad esempio per quanto riguarda nozioni di intelligenza emozionale non c’è nulla. La comunicazione è indispensabile nei giorni nostri.
Quindi sarebbe d’accordo che gli ordini provinciali istituiscano dei corsi ECM a tal senso per integrare le nostre mancanze in tal ambito?
Si, la comunicazione con il paziente è indispensabile per lo svolgimento della professione, soprattutto con l’ampliamento delle competenze del farmacista che non è più solo un dispensatore, ma anche un consulente sanitario.
Un altro tema a me molto caro, visto che ho dedicato un anno del mio percorso professionale in Germania, è l’aderenza terapeutica. In Italia si è dato il via libera alle farmacie per erogare questo servizio. Cosa ne pensa?
Il corretto posizionamento della farmacia per aumentare il potenziale per i pazienti e per il sistema sanitario in generale è il riconoscimento come tale “rilevante ed indispensabile” per il sistema. Questi sono stati il mio cavallo di battaglia e anche la mia lotta personale per anni. A quanto pare, sta lentamente arrivando ovunque.
Il mio obiettivo come economista sanitario è ottimizzare i costi.
Ciò è possibile solo se tutti i fornitori di servizi e in particolare i farmacisti sono pienamente integrati e c’è una maggiore “comunicazione interdisciplinare”.
Se si lasciano aperte le farmacie e si migliorano gli adempimenti si risparmiano molti soldi, più del 50% della spesa se si guarda a Germania e Svizzera (Risparmio in Svizzera di circa 30 miliardi di franchi, in Germania stimato tra 218,5 e 274,5 miliardi di euro).
Ne parlo ampliamente nel libro che ho scritto.
In tal senso il fascicolo sanitario elettronico (FSE) renderà questo servizio accessibile a tutti gli operatori sanitari.
Un’ultima domanda. In Italia c’è il problema della fuga dalla professione.
Cosa ci consiglia per rendere questa professione di nuovo attrattiva e come possiamo noi in Italia sopperire alla mancanza di personale laureato?
Questo argomento fa parte anche del mio lavoro di economista sanitario. Come sapete, abbiamo questo problema anche in Svizzera e in Germania. Ho co-fondato un think tank a questo scopo e abbiamo presentato idee e documenti di discussione. Ci è stato chiesto anche di pronunciarci sulla riforma della farmacia e alcune cose sono state presentate anche al Ministero come documenti informali.
Nel tempo la farmacia diventerà un centro multifunzionale, offrendo diversi servizi, oltre a quello farmaceutico. Istituzione come punto di primo contatto per il paziente.
Un valido esempio l’ho riscontrato in Russia. Nel decreto sulle farmacie sono stati inclusi anche altri compiti: erogazione di assistenza sanitaria, istruzione, sicurezza sociale per le istituzioni sanitarie e primo soccorso.
In questo senso è necessario pensare a nuovi specialisti che possano colmare la carenza di personale, soprattutto al banco. Inoltre, il personale della farmacia deve essere retribuito adeguatamente. Purtroppo, gli stipendi attuali sono ancora troppo bassi.
Un’altra critica che faccio al sistema farmacie è che gli OTC e i SOP sono stati trascurati per anni. Sono completamente commercializzati, addirittura banalizzati e svalutati, e spesso sono stati venduti senza consiglio. Anche i pazienti oggi sono sopraffatti perché non sono abituati più al consiglio.
In realtà i farmaci da banco rappresentano per noi una grande opportunità. In definitiva, costituiscono la base per un’azione responsabile e alleggeriscono il peso del sistema di solidarietà, ma garantiscono una migliore assistenza ai pazienti. Approfittiamone.