Sperduta tra i boschi della selva da??Eco, nel cuore della Ciociaria, alla??interno di una Certosa millenaria A? ancora oggi visibile una farmacia straordinaria sia per la sua bellezza che per la sua storia.
Non sono reperibili oggi documenti certi relativi alla data da??origine della??antica Farmacia della Certosa di Trisulti: sono andati distrutti o comunque dispersi in epoca napoleonica: la??archivio del convento, allora trasportato in Francia, fu restituito al monastero solo nel 1814 a??maltrattato e sperperatoa??.
A? certo invece che la Certosa in seno alla quale la farmacia nacque e si sviluppA?,A? fu fondata attorno al mille dal monaco Benedettino San Domenico Abate in un punto strategico importantissimo, dove si congiungevano tre passi, un punto, dunque, che collegava tra loro tre diverse regioni: Trisulti, forse dalla locuzione latina a tribus saltibus.
Secondo la??autore Domenico Torre, un tempo passava di lA? una??antica via consolare, sulla quale il transito era intensissimo.
La Certosa eraA? nata proprio in questo punto cruciale per offrire ospitalitA? e ristoro, cure ed assistenza agli infermi ed ai pellegrini secondo la regola di San Benedetto: a??si deve aver cura degli infermi prima e sopra ogni cosaa??, ma, al tempo stesso, per controllare i traffici, la viabilitA?, ed ovviamente le notizie che correvano con i viaggiatori.
Proprio in virtA? della??importanza della sua posizione strategica, ovvero perchA? controllava tre passi, nel 1204 fu ricostruita ed ampliata da Papa Innocenzo III, in parte a sue proprie spese poichA? egli, da Cardinale, possedevaA? qui una villa di campagna oggi adibita a foresteria del convento, ed in parte con i beni del Vaticano.
Per questa??ultima ragione la Santa Sede alla quale la farmacia apparteneva vantava il diritto di controllarla direttamente, senza intermediari.
La farmacia dunque non sottostava alle normali leggi dello stato, e godeva di privilegi e possibilitA? particolari rispetto alle altre.
I Benedettini che la fondarono rimasero a Trisulti solo fino al 1300; li sostituirono i Certosini che continuarono la cura della??orto dei semplici, gli studi promossi e sviluppatiA? dai predecessori e la??esercizio della farmacia, della medicina, della chirurgia ed odontoiatria con una tale abilitA? che si rivolgevano loro una moltitudine sempre crescente di malati tra cui anche personaggi importanti venuti apposta da lontano.
La farmacia fu collocata vicino alla portineria del convento, dove la vediamo oggi. Questa posizione era stata scelta per evitare che Il traffico continuo e sempre in aumento degli infermi e degli interessi che gravitavano attorno alla??esercizio turbasseroA? la vita contemplativa monastica.
Il cliente che arrivava, attraversato il corridoio, poteva accedere alla sala vendite o alla sala da??aspetto.
La sala vendite, affrescata a grottesche, A? arredata con mobili e scaffali decorati con oro zecchino e specchi. Nel loro interno sono ancora oggi disposti in ordine rigoroso i contenitori dei medicinali, ancora pieni ed assolutamente integri.
Al centro del banco di vendita, dipinto da Giacomo Manco, A? raffigurato Esculapio.
Fanno parte della farmacia anche altri ambienti: il magazzino in cui venivano depositate le erbe medicinali in scatole di legno.; un laboratorio dotato di attrezzature per la distillazione e di mortai preziosi; l’abitazioneA? del monaco farmacista che disponeva anche di riscaldamento; gli scantinati dove venivano conservate al fresco le erbe medicinali, gli oli, ed il vino utilizzato come solvente per le preparazioni; la biblioteca che ancora oggi contiene un patrimonio ricchissimo.
Nella seconda metA? della??Ottocento la farmacia fu ulteriormente abbellita e decorataA? per volontA?A? di Fra Benedetto Ricciardi, che in quella??epoca la dirigeva, dal pittore Filippo Balbi, in quel periodo rifugiato nel monastero.
A? di questo autore il ritratto di Fra Ricciardi sulla parete della sala da??aspetto divenuto simbolo della farmacia: il monaco speziale avanza tendendo con la mano il medicinale preparato in un modo cosA? vero che la figura pare uscire effettivamente dal muro per venire incontro a chi entra. Filippo Balbi, non affrescA? solo la spezieria ma creA? anche etichette artistiche di grandissimo valore estetico.
Nel 1870 la Farmacia fu soppressa per legge.
Nel 1947 la Certosa passA? dai Certosini ai Padri Cistercensi della Congregazione di Casamari, che ancora custodiscono la spezieria-museo.
Dott.ssa Patrizia Catellani